Conoscere e mangiare sono attività che hanno qualcosa in comune? Forse sì. E probabilmente sono figlie della stessa pasta madre, come ci lasciano intendere alcune metafore che usiamo tutti i giorni: divorare un libro, digerire un concetto, masticare un po' di inglese, essere assetati di sapere. Riflettendo su queste affinità elettive, dopo il nostro cooking show con lo chef freelance Andrea "Jack" Pettirossi e l’intervista che ci ha rilasciato, ci siamo focalizzati su un aspetto che forse i vari programmi televisivi incentrati sull’arte del cucinare non sono riusciti finora a far emergere; questo aspetto riguarda i sensi. Perché è con i sensi che si cucina: il cibo è tutto lavoro della mente; da sempre.
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Come "nutrire" ogni giorno il tuo lavoro
Nell'intervista Andrea ci ha parlato anche dei vari aspetti riguardanti la "vita fuori menù" di uno chef freelance. Tra una battuta e l’altra, le sue osservazioni intorno all’essenza della cucina risultano ficcanti: ad esempio, avere uno chef in casa che prepara i pasti del giorno, significa nutrire (verbo non casuale) fiducia nei suoi confronti. È lui stesso ad esprimere questo concetto nel migliori dei modi: “Chi è la prima persona che ti ha nutrito? Tua madre, e di tua madre ti fiderai sempre…”).
Prima di registrare le video-ricette, ho accompagnato Jack a fare la spesa, e ho avuto modo di fargli qualche domanda sfiziosa. Così ho pensato di riportare di seguito alcune sue fiammate, come fossero un aperitivo da servire prima di presentare i piatti che ha cucinato per Applaudart.
“Il problema delle recensioni online è che dipendono molto dagli interessi e dall’umore… per me la migliore recensione rimane il piatto vuoto a fine pasto”.
“Prima di aprire un mio ristorante, se un giorno deciderò di farlo, voglio visitare varie zone dell’Asia, perché lì si parla un’altra lingua anche nel settore gastronomico”.
“Cosa cucina per se stesso uno chef? Mi piace la verdura cotta e la pasta in bianco”.
“Un piatto difficile? Cacio e pepe”.
“Tante delle mie esperienze positive le ho vissute quando ho avuto degli imprevisti, perché è lì che devi pensare velocemente. Una volta mi è capitato di dover rivisitare un intero menù, mentre ero in viaggio in aereo, con i prodotti che avevo già acquistato… seppur difficile, è stato bellissimo”.
“A Natale dello scorso anno, a Londra, ho cucinato per James Blunt. Mi ero portato il guanciale dall’Italia... A fine pranzo mi ha abbracciato, ed era lì lì per dedicarmi Goodbye my lover (ride ndr)”.
Ecco i piatti che Jack ha preparato per noi. Prendete esempio da Kristian: sfoggiate la vostra parannanza personalizzata e provate a realizzarli seguendo le sue indicazioni.